La testimonianza di Ornella, volontaria nel reparto di Senologia, ora impegnata al Centro Vaccinale.
“4 marzo 2021. Dopo circa un anno di assenza dall’ospedale è stata una giornata particolare che mi ha sorpresa in modo positivo.
Innanzi tutto il piacere di tornare come volontaria in ospedale, di incontrare alcuni dei colleghi che non vedevo da tempo, di riprendere un po’ la vita di sempre che mi è mancata tanto in questi mesi. E poi, la novità di un servizio nuovo che mi è piaciuto da subito: la zona riservata al Centro Vaccini si trova al building 8, tutto è molto ben organizzato per accogliere i pazienti che entrano da via Sardegna e seguono un percorso ben studiato per rendere l’affluenza veloce ed ordinata. In ogni postazione ci sono volontari della Fondazione e studenti dell’università (i volontari col loro camice, gli studenti con una felpa bianca con la scritta Humanitas e anche questo contribuisce a dare un senso di ordine e organizzazione) con il compito di assistere ed orientare le persone che ne hanno bisogno; ho notato con piacere che gli organizzatori hanno cercato di rendere il più agevole possibile la permanenza in ospedale e mi è sembrato particolarmente carino un pensiero semplice (ma non scontato) che è stato molto apprezzato: offrire una bottiglietta d’acqua a chi la gradiva durante l’attesa.
In questo momento vengono convocati per la vaccinazione gli over 80 quindi mi sono trovata ad accogliere tante persone anziane (in ognuno di loro rivedevo i miei genitori…), tutte molto gradevoli, con le loro bellissime storie di vita da raccontare, con i loro sguardi sorpresi per le premure loro riservate per le quali non finivano più di ringraziare in quel modo educato ed antico che forse si è un po’ perso oggi, quando si pensa che tutto ci sia dovuto… Il mio turno terminava alle 17,30 ma a quell’ora iniziava un momento di maggiore affluenza a mi sono fermata volentieri un’oretta in più per garantire, insieme alla studentessa con la quale condividevo la mia postazione, l’assistenza adeguata per l’accompagnamento di ogni paziente all’ambulatorio e l’ordine e distanziamento nella fila in attesa.
E’ stata una giornata abbastanza impegnativa ma al mio rientro a casa, insieme ad un po’ di stanchezza, avvertivo la bellissima sensazione data dalla consapevolezza di essere stata utile, nel mio piccolo, in questo periodo così difficile dal punto di vista sociale aiutando tante persone anziane a vivere un po’ più serenamente un momento della loro vita dove non erano più totalmente autosufficienti (con l’imbarazzo che questa condizione determina).
E ancora una volta ho avuto la conferma che, ogni volta che abbiamo la possibilità di aiutare un pochino qualcuno, siamo noi a ricevere molto di più…”.