Attenzione alla relazione, interesse per la persona (e non solo per la malattia), spirito innovativo sul fronte della presa in cura. Ingredienti che da sempre caratterizzano l’assistenza in Gavazzeni, ben prima che la clinica incontrasse Humanitas stipulando così un sodalizio che avrebbe ulteriormente confermato questi valori.
“Mio nonno e mio padre, entrambi medici, hanno sempre avuto un’attenzione speciale per i vissuti emotivi legati alla condizione di malattia –racconta Maura Gavazzeni, responsabile dei volontari. Ricordo di aver visto molte volte mio padre seduto accanto al letto dal paziente, concentrato nell’ascolto”.
Nel 2006, l’arrivo dei volontari di Fondazione Humanitas ha quindi rappresentato un ulteriore passaggio verso il riconoscimento concreto di una sensibilità per l’umanizzazione della cura che aveva una lunga tradizione. “In un certo senso, mi posso considerare la prima volontaria di questo ospedale – aggiunge Manuela Gavazzeni, sorella di Maura e volontaria– dal momento che, io per prima, tanti anni fa, ho avuto l’idea di entrare nelle camere del reparto di Cardiologia per prendermi cura delle persone ricoverate durante il decorso post-operatorio che, ai tempi, era molto lungo. All’inizio è stata dura. Il contatto con la sofferenza può avere un impatto importante anche su chi aiuta, ma l’esperienza e le competenze acquisite grazie a una formazione mirata mi sono state utile anche per essere più efficace nell’assistenza”.
Partito con 22 volontari, il gruppo conta oggi più di 60 persone, comprendendo anche i volontari che partecipano al Cafè Alzheimer, i lettori Tessitori di voce e i recenti “acquisti” di Humanitas Castelli.
“Quando nel 2006 Humanitas ha deciso di creare un servizio di volontariato strutturato – continua Maura– mi è stato chiesto di esserne la coordinatrice, per dare un segnale di continuità rispetto al passato. Io lavoravo in Gavazzeni da molti anni, conoscevo bene la struttura e le persone, ed ero adatta per gestire il processo di inserimento di un elemento nuovo in un contesto così complesso e delicato com’è quello di un ospedale.
Attualmente, i volontari si occupano esclusivamente dell’accoglienza all’ingresso, ma si spera possano tornare presto anche nelle degenze, dove offrivano sostegno emotivo, compagnia, piccoli aiuti pratici e soprattutto, ascolto ai pazienti e ai loro familiari.
A completamento dei servizi offerti dai volontari, si sono sviluppati negli anni, due nuovi progetti: nel 2010, viene attivato il Cafè Alzheimer, un percorso di incontri periodici in cui 10 volontari, con la formazione e la supervisione di due psicologi, intrattengono i pazienti in attività ludiche (musica, ballo, chiacchiere) mentre i familiari caregiver, in uno spazio separato, condividono con i professionisti le loro fatiche emotive. Nel 2014, nasce invece il gruppo dei volontari lettori, i Tessitori di voce, molto attivo in Gavazzeni anche durante il periodo Covid con idee innovative per accompagnare i pazienti in isolamento.